<<--- Cause e ragioni.

Dico che 'a' è causa di 'b', quando tra a e b esiste una relazione costante che possiede certe proprietà, per esempio, tra le altre, la proprietà asimmetrica: a precede b e non si dà mai il caso che sia, invece, b a precedere a ( i processi causali, a differenza di quelli puramente meccanici, sono irreversibili). Dico che 'R' è la 'ragione' di 'a', quando 'R' è un concetto sotto cui 'a' può esser visto ricadere. Per esempio, certi fatti relativi allo scontro tra il re di Inghilterra e quello di Francia sono la causa della guerra dei Cento Anni. La ragione della guerra dei Cento Anni sta nel suo ricadere sotto il concetto: 'rafforzamento delle monarchie nazionali'.

Quando si confondono ragioni e cause, si può esser portati a trattare le ragioni come se fossero cause e, quindi, ad attribuire alle prime ( si osservi che la parola ‘ragione’ è pericolosamente vicina alle parole 'motivo', ‘intenzione’ ) un tipo di esistenza analogo a quello che spetta alle seconde – come se davvero una grande volontà razionale operasse nel mondo secondo un piano e generasse, così, uno per uno, la successione dei fatti della storia (qui bisognerebbe inoltre riflettere su questa interpretazione del rapporto di causa-effetto in termini di ‘generazione’ … ).

Sbaglio se dico che il marxismo si è spesso (e ampiamente) nutrito di questa confusione?

E inoltre: non sarebbe singolare se una cultura, che si è alimentata di una simile confusione, affrontasse poi la sua stessa storia come se questa non mettesse in gioco che le sue cause - le circostanze remote o contingenti che ne hanno effettivamente deciso la nascita, l’affermazione e l’esito finale; come se queste cause non coinvolgessero anche il concetto sotto cui tutte ricadono ( il loro 'eidos‘) e cioè quello di ‘comunismo’ ?